
LE NOSTRE SOLITUDINI
Maria Zanolli
Le nostre solitudini sono un bene prezioso. Scaviamo dentro di noi, per cercare una parola tra pensiero e pelle, per trovare un ponte tra carne e sogno. Per gridare quello che non siamo e restituire al silenzio il suo raccolto.
Le nostre solitudini sono pena e inquietudine. Faticoso e quotidiano percorso alla ricerca di ciò che siamo. La strada è densa di contraddizioni, di trappole, di tentazioni, di voli improvvisi e di inaspettate cadute.
Per Elisa e Jessica è l’ora della solitudo.
Le giovani donne di Elisa Anfuso se ne stanno nelle loro intimità, con lo sguardo sospeso, come dev’essere ogni giudizio, come la pausa necessaria per capire chi siamo e dove stiamo andando.
Solitudo è per l’artista catanese “la solitudine a cui siamo condannati, la condizione delle nostre pulsioni, del nostro io, delle nostre incertezze celate. È l'esito delle sterili e continue lotte tra sogni e carne”.
Sulla tavola di Elisa debutta lo spettacolo di questa lotta. “Si confondono bisogni e desideri, dondolano, si appannano, si travestono. La carne avida si veste di zucchero, i sogni di piume”. I ricordi infantili si disegnano a matita nel profondo della nostra anima.
Nel mondo di Jessica Rimondi solitudo è, invece, la voce che esce dal corpo del quadro e cerca un dialogo con gli altri corpi. Per la giovane artista di Torino solitudine è comunicazione, nel senso più esteso del termine: comunicazione e percezione interna, tra individui, tra individuo e società, tra osservatore ed osservato. Le figure di Jessica respirano, guardano, pensano, comunicano tra loro, ci parlano. La modalità pittorica di Jessica trasuda di emozioni, di sensazioni, di realtà sensoriali che ci coinvolgono con violenza, ci portano via, dentro nelle domande, nelle parole, nelle riflessioni, nei desideri dei soggetti. Nell’unicità della natura umana, nell’importanza del singolo individuo perché “in mancanza di solitudo, l’uomo rischia di perdere la propria identità e di sottoporsi a quei processi sociali, tra cui l’omologazione e l’alienazione, che alterano la propria osservazione del reale e la sua comunicazione”.
Seppur con linguaggi pittorici diversi - la pittura a olio quasi “fotografica” di Elisa Anfuso e le tracce di istinto che diventano colore, forma e materia viva delle opere di Jessica Rimondi - le due giovani e talentuose artiste raccontano mondi vicini e necessariamente contemporanei. Parlano del nostro essere uomini e donne oggi, della nostra relazione con la quotidianità, con gli oggetti, con la società, con i desideri, gli istinti, i dolori, le perdite.
Davanti alle tele di Elisa si rimane inizialmente come incantati dagli sguardi pensanti dei soggetti, per poi entrare nel quadro e scoprire segni, tracce, indizi che raccontano, come il titolo di una sua opera, le “dicotomie dei giorni nostri”. I simboli sono importanti per Elisa. “L’albero è l’espressione per eccellenza della nostra condizione umana, le radici attaccate alla terra e i rami verso il cielo”.
Il segno di Jessica è meno definito, quasi sperimentale. Dalla libertà del suo segno esce “la realtà, anche quella più cruda e l'individuo come essere che la abita”. L’utilizzo di una tecnica mista, su tavola e su carta, amplifica il coraggio delle opere della Rimondi. Opere che hanno un fascino misterioso e ci portano via in un improvviso volo tra noi e l’altro.
INTRODUZIONE
AL GIOCO
Marco Izzolino
IL PESO DEI DESIDERI
Giovanna Lacedra
SOgNO
Giuseppina Radice
LE NOSTRE
SOLITUDINI
Maria Zanolli
ELISA ANFUSO.
SOgNO
Giovanna Caggegi
IL SIMBOLISMO DI
ELISA ANFUSO
Chiara Barone
NON CALPESTARE
LA LINEA ROSSA
Gabriella Trovato
LA CADUTA
DI EVA
Antonio Casaburi